Testamento


TESTAMENTO
BIOANIMALSPIRITUALE  di un corpo che se ne va


Che lascio?... Che raddoppio?...

Di queste domande mi sarei dovuto occupare prima…

Ma prima ero troppo occupato a far valer le mie risposte.

Ora giunto al dunque mi ritrovo di nessuno e di chiunque.

 

Dunque, vediamo: che mi porto dietro, che vi lascio?

Mai ammazzato io non ho; ma ammassato sì, e un bel po’.

Circonfuso e circondato ho anche a me un po’ appiccicato,

spesso illuso e anche lodato da qualcosa anche ingrassato,

infarcito in materialità, ingolfato in mentalità.

 

Ho provato nella vita un po’ di tutto,

ad essere porco nel corpo e parco nello spirito;

sto provando ora sulla mia vita la morte

della peccaminosità e pure della santità,

e quello che resta è la sola unica verità.

 

Sta di fatto che facendo testamento

si sfracella ora qui ogni argomento,

sia a favore sia contrario al far di me,

niente e nessuno appare oltre ciò che ora c’è.

 

Quindi, credente o non credente, buono o cattivo che io sia stato,

ora non posso che accogliere con riconoscenza ciò che c’è stato,

chiedere scusanti sarebbe un bell’atto di orgoglio, e ciò non voglio,

voglio solo accertarmi che mi si ricordi con il niente che ho donato,

e con la coscienza che se a cavallo donato non si guarda in bocca,

ora di fatto con tutta la mia teoria e con la mia fede la mia ora scocca.

 

Tra un dio e il mio io non m’è rimasta nient’altro che una ‘d’,

ed è solo questa che posso lasciar ora qui in questo mio dì;

ed anche il mio dire finisce argomento,

è questo in realtà il mio sol testamento.
 

Il fallo mentale

Convinti di fare del bene, siamo vinti dal nostro farci del bene

Un giorno incontro una anziana in carrozzella, accompagnata da una parente che da volontaria la sta conducendo...
"Salve, nonnina, come va? Vedo che oggi è portata a spasso!"...
"Sì - afferma sorridente - mi piacerebbe che una volta mi portassero anche in chiesa,a una visita...desidererei tanto!"...
"Se vuole la accompagno io - dico alla signora alla guida della carrozzina - siam qui vicini, poi gliela riporto qui".
"No! Dobbiamo andare dalla pettinatrice!" risponde lei con tono deciso e forse un po' sprezzante, e prosegue imperterrita, e senza salutare.
 
A parte che non obbligavo lei a venire in chiesa, poteva aspettare un momento; ma se anche non poteva, non avrebbe potuto dire che avendo quell'impegno si sarebbe potuto fare un'altra volta?
 
Il fallo mentale in questa volontaria del bene (e rappresenta forse anche tutti noi) è che ha scambiato il bene che doveva fare alla nonna con il bene che la nonna doveva fare in quel momento a lei: accrescere il suo ego, il suo "essere una buona donna"!
Un grande inganno, che è in agguato su tutti noi quando facciamo un'atto di bene: lo faccio per il bene della persona che ho di fronte, o lo faccio per me stesso, per godermi e piacermi di più nel mio io, sentendomi così più potente?...

Oltre i sensi no?

La mentalità che fa soffrire la mente oggi si basa su una pubblicità a tutti i livelli e in tutti i settori, e consiste nel relegare il rapporto con se stessi, con gli altri e con l'Altro a livello della constatazione dei sensi, e non più oltre essi.
 
Ciò che non ricade sotto la constatazione dei sensi non esiste più, di fatto, e pian piano sempre meno anche in teoria.
Ciò che esiste deve essere tastato, sentito, visto, annusato, gustato. Se non rientra in questa categoria, non è valido, viene invalidato.
 
Ma la coscienza, a questo punto, ne soffre di identità, in quanto si riduce a schiava dell'esperienza che il caso o qualcuno gli mette di fronte, alla quale deve assuefarsi, perdendo di fatto in serenità, e producendo sempre più schizofrenia.
 
Il rapporto persona-persona, persona-cose, persona-animali, persona- vegetali, persona - altro, tutto viene ridotto ai sensi, e il materialismo del sensibile è la sola mentalità che si erge a verità assoluta, riducendo ogni rapporto a incontro solo nell'ambito sensitivo, materiale e non più oltre.
 
L'illusione, però, è anche - questione di tempo - un boomerang che porta alla delusione, e al recupero dell'entità che sta oltre i sensi, e che sola garantisce la ricerca della identità e della serenità: la coscienza.  Oltre i sensi, per ora no. Ma con pazienza, sarà sì, e sempre più.

Alto e basso...

Ogni teologia parte dall'alto e poi spiega tutto il resto, fin giù al punto più basso...
 
E se si provasse una volta a partire dal punto più basso, e poi risalire pian piano la china,
- non sarebbe meglio,
- non risulterebbe un percorso più concreto,
- non sarebbe più umano, a nostra misura?
 
Si tratta di avere un'ottica diversa delle stesse cose, non tanto di cambiarle, aggiungerne o togliere.
Ma questa nuova dimensione ci potrebbe far vedere le cose in modo nuovo, aggiungendo una ragione nuova, un senso mai prima percepito, un fondamento prima nascosto.
Come vedere la nostra casa da una visuale aerea, e poi entrare e vedere il resto...che forse sarebbe più di questo...

Dancing

Il vero movimento della psiche consiste in una danza.
Una danza in armonia con la natura delle cose, e la natura delle cose - di tutte le cose - è il mistero.
Le branchie della psichiatria si allargano sempre più, inglobando non solo i settori della sanità, ma anche quelli della santità.
Non a caso si è tacciati di pazzia facendo qualsiasi profezia.
 
Una danza sfuggente, che invita quindi a un inseguimento.
Ma con lo stile amante: un seguire amorevolmente dove ci conduce la pazzia di questo nostro mondo.
Il messaggio sta sempre al cuore della danza: nell'amore.
Ogni pazzia esprime una briciola di superiorità e di eternità che, se colta e poi accolta, diventa la traccia per il futuribile di ogni cosa.
 
Stiamo ancora osservando e scrutando ai raggi x dalla parte sbagliata di questo settore?
Forse, meno teorie e più avances e rischi nell'avventura dell'esperienza ci potrebbero far anche solo intuire dove stiamo andando a finire in questo mondo.
Danzare?... Siamo diventati troppo seri per farlo?
O forse non invochiamo più la musa della musica?

Sei tu la tivù

Non ho mai pensato nemmeno da lontano di approvare il terrorismo e neanche ogni tipo di fanatismo...
Ma vedendo quello che a volte passa in tivù in quanto a scemenza, volgarità e insulsaggine, mancando di rispetto senza limiti a chiunque, posso istintivamente comprendere ogni forma di reazione violenta alla nostra cosiddetta cultura.
 
Vorrei anch'io far smettere chi con ogni mezzo e in ogni modo chi mi lancia invettive, insulti e volgarità senza che io possa controbattere, o anche solo dire la mia a riguardo.
Altro che scelta libera! Libertinaggio a 360° senza ritegno!
E moralmente vorrei imbracciare il mitra della misura, del limite e tracciare un giusto e chiaro confine a queste cose.
 
Ma poi, penso proprio che queste insulsaggini non sono altro che il frutto di una scelta di società che parte proprio da queste per farsi strada, e la cultura parte proprio dalle parti più basse e istintive, e quindi quello che è rappresentato è la coerente conseguenza di questa incoerenza con ogni valore.
 
Guardando, cerco di compatire questa parte di disumanità che emerge sempre più anche a partire da me, qui e adesso.

Imprexion

Si va alla ricerca di uno sfarfallìo di eternità, ma ci ingolfiamo nell'io fattosi divinità, che ci innalza imperatori e ci sprofonda allo stesso tempo nei sotterranei di una logica passata e non più ripresa.
 
Il tempo è un limite, ma non lo riconosciamo più maestro negli affanni, e sfuggiamo da lui con le musiche create ad hoc, con le occupazioni che non fanno più fermentare, con le idee fatte solo di stress e di sex.
 
Ogni lugubre follia appare logicamente testata, e opportuna alle nostre densità sensitive, mentre avanzano le paure a stringerci addosso vestiti da manichini persone mancanti; e noi, a osannare il plagio dei migliori su di noi, che ci giustificano così nel nostro non più progredire.
 
Ogni cosa che si nasconde non brilla più del suo mistero, ma solo delle nostre esitazioni al conoscere, mentre l'esperienza è solo una bella esibizione in vetrina, il cui prezzo non viene mai al saldo, e il nostro soldo ci resta così in tasca, ricchi e poveri nello stesso istante, colti all'improvviso e impreparati.

La mente che mente

La convinzione delle idee nasconde la fatica della ricerca della verità, e la glacialità delle idee raffredda lentamente il cuore della persona e del cosmo.
 
Il demente è colui che oscura la mente mentendo, anche solo lasciando che essa continui a mentire, e a non dire più la verità, impedendole così anche il suo farsi in atto: il progredire, il crescere, il maturare.
 
Occorre quindi mettere in atto la condivisione, il confronto delle menti, il dialogo; che se è vero che all'inizio del confronto sarà pur sempre un mentire, a poco a poco è la sola possibilità per far emergere quello che sta dietro la mente, e che la faccia diventare vera-mente!
 
Sciogliere il grumo della mente, il nodo del sistema alimentare della mente, per ridarle il cibo originale, fatto di umanizzazione delle esperienze in prova, in embrione.
 
La rinascita della mente è offerta, ma saranno solo i perdenti a ridonare la vita anche a coloro che si credevano erroneamente vincenti?

Suicidio delle liturgie

Stiamo assistendo al suicidio delle liturgie.
Non solo di quelle religiose, ma anche di quelle sociali, e che dovrebbero essere le prime ad avere la caratteristica dell'incontro con la sacralità dell'umanità, oggi evanescente.
 
Ogni liturgia avvelena l'esperienza del sacro, inibendola con ciò che il sacro primariamente mai non ha: il piacere.
Il sacro sparisce alla vita, e la piacevolezza annebbia la vista.
 
Le conseguenze?
Senza la coscienza del sacro dentro di sé, la persona va alla ricerca del sacro fuori da sé: droga, illusioni, delusioni, occasioni, perversioni, manipolazioni, esperienze forti,...tutto ciò insomma che di magico, di esoterico e di misterico possa avvicinarsi a un recupero dell'originale sé sacro(santo).
 
Il prolificare dei riti umani e delle liturgie religiose non è affatto positivo: occorre ridurli all'essenziale, se si vuol fare esperienza del sacro di sé e del sacro fuori di sé, se vogliamo essere un po' più sereni; altrimenti, voliamo a ufo!

Promessi al compromesso?

Non invadere e non lasciarsi invadere...
Sembra una buona massima per un percorso di pace, ma in realtà è la regola dell'agire della persona odierna, in ogni settore.
Per mirare a un unico obiettivo: il compromesso.
Che non si svela alla nostra mente, in quanto mascherato e inebriato dalla sensazione di equilibrio.
 
Dimenticando che la persona, se non è combattiva, non è più in sé, ma diventa sempre più fuori di sé.
Appiccicandosi, o lasciandosi appiccicare da qualsiasi esperienza che si ricolleghi al compromesso: indifferenza, anonimato, fariseismo, ipocrisia,...tutte nascoste dietro l'attrattiva del piacere, del gusto, che ingannando ci traggono ad adagiarci, da iniziali guerrieri, a ormai sempre più esseri dormienti.
 
I movimenti asociali, le crisi economiche, i disastri naturali e le più atroci malattie e disgrazie, solo queste aiuteranno a risuscitare nella persona la coscienza dell'essere un guerriero della vita, nella quale l'importante non è partecipare, ma vincere sul compromesso del lasciarsi vincere.

Confessarsi / Scusarsi

Confessare il proprio peccato e chiedere scusa sono due modi - uno della religione, l'altro dell'ateismo - che se non si collegano a un'azione positiva che si sgancia da essi, incatenano la personalità in un gorgo spirituale e morale che come vortice risucchia sempre più un basso la capacità di progredire del soggetto.
 
Inoltre, l'azione confessante e scusante si incatena sempre più a se stessa, appesantendo di fatto la ragione, che si giustifica sempre più, infarcendosi sempre più del sé e fagocitando tutto quanto attorno a sé, con la conseguenza di un'appariscente benessere, che in realtà non è altro che il sipario della schizofrenia.
 
Pertanto, il soggetto vede ogni cosa, ma senza mai vedere attraverso le cose; vede le persone, ma non attraverso di esse, quindi valutando solo l'apparenza e non più l'essenza di esse, e di riflesso va in emorragia anche l'identità del sé.