Imprexion

Si va alla ricerca di uno sfarfallìo di eternità, ma ci ingolfiamo nell'io fattosi divinità, che ci innalza imperatori e ci sprofonda allo stesso tempo nei sotterranei di una logica passata e non più ripresa.
 
Il tempo è un limite, ma non lo riconosciamo più maestro negli affanni, e sfuggiamo da lui con le musiche create ad hoc, con le occupazioni che non fanno più fermentare, con le idee fatte solo di stress e di sex.
 
Ogni lugubre follia appare logicamente testata, e opportuna alle nostre densità sensitive, mentre avanzano le paure a stringerci addosso vestiti da manichini persone mancanti; e noi, a osannare il plagio dei migliori su di noi, che ci giustificano così nel nostro non più progredire.
 
Ogni cosa che si nasconde non brilla più del suo mistero, ma solo delle nostre esitazioni al conoscere, mentre l'esperienza è solo una bella esibizione in vetrina, il cui prezzo non viene mai al saldo, e il nostro soldo ci resta così in tasca, ricchi e poveri nello stesso istante, colti all'improvviso e impreparati.